sabato 25 maggio 2019

La Generazione Laudato si'

«Bisogna fare appello ai leader politici ad essere molto più coraggiosi e ad ascoltare il grido drammatico che si leva dalla comunità scientifica e dal movimento dei giovani per il clima». Sono le parole del cardinale Peter Kodwo Appiah Turkson, prefetto del Dicastero per il servizio dello sviluppo umano integrale, in un messaggio alla comunità scientifica in occasione del 4° anniversario dell’enciclica Laudato si’ di papa Francesco.

La Laudato si', scrive Turkson, voleva essere «un incoraggiamento ai lavori del vertice Cop21, che avrebbe condotto allo storico Accordo di Parigi sul clima, volto a mantenere la temperatura media della superficie del pianeta «ben al di sotto di 2°C» e a "intensificare gli sforzi" per limitare addirittura l’aumento a 1,5°C. Il Rapporto speciale Ipcc 2018 sulla logica e sulla fattibilità del limite a 1,5°C ci avverte che abbiamo soltanto circa un decennio per riuscire ad arginare questo riscaldamento globale» ricorda Turkson.

«La soglia di 1,5°C è anche una soglia morale: si tratta dell’ultima possibilità di salvare tutti quei Paesi e i molti milioni di persone vulnerabili che si trovano nelle regioni costiere. Sono i poveri a pagare il prezzo più alto dei cambiamenti climatici». Perciò, «dobbiamo rispondere con coraggio alle "grida sempre più angoscianti della terra e dei suoi poveri"». «Quella di 1,5°C è anche una soglia religiosa. Il mondo che stiamo distruggendo è il dono di Dio all’umanità, proprio quella casa santificata dallo Spirito divino (Ruah) all’inizio della creazione, il luogo dove Egli ha piantato la sua tenda in mezzo a noi».

Alla Giornata mondiale della gioventù a Panama, quest’anno, i giovani hanno lanciato la ‘Generazione Laudato si’» e pubblicato un potente manifesto, che sfida le comunità di fede e la società civile a una radicale conversione ecologica in azione».

«Negli ultimi mesi, i giovani sono diventati sempre più espliciti, come si rileva, ad esempio, negli imponenti "scioperi per l’ambiente. La loro frustrazione e rabbia verso la nostra generazione è palese. Rischiamo di finire per derubarli del loro futuro, nonché "lasciare alle prossime generazioni troppe macerie, deserti e sporcizia"».

Da Avvenire

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