lunedì 23 marzo 2020

Quando san Michele sguainò la spada contro la peste

Con la potenza della preghiera, papa san Gregorio Magno riuscì a fermare la peste del 590 che si era abbattuta su Roma. L’angelo Michele scese su Castel Sant'Angelo rinfoderando la spada. Ecco il motivo del grande angelo di bronzo sul mausoleo di Adriano e del suo nuovo nome
Maria Milvia Morciano


Lo skyline di Roma è caratterizzato da figure alate: sul Vittoriano e in cima alla Corte di Cassazione, su piedistalli e a guardia del ponte Vittorio Emanuele. Sono le Nikai, Vittorie alate, simbolo della Repubblica, in tutto simili a quelle dell’antica Roma, che svettavano sui monumenti come rappresentazione del potere e della grandezza dell’Urbe. Ma la città è popolata anche di figure angeliche, come quelle che scandiscono la lunghezza del ponte Sant’Angelo, e tante altre disseminate nella città.

La statua di San Michele su Castel Sant’Angelo
Infine ve n’è una del tutto particolare: una grande statua di san Michele Arcangelo.  L’iconografia è però profondamente diversa da quella canonica. L’impianto del corpo è statico, non esprime quell’energia dinamica alla quale siamo abituati, ad esempio nei dipinti di Raffaello o di Guido Reni. Non sta compiendo l’azione ma è fermo mentre sta per compierla. È appena atterrato, sotto i suoi piedi non c’è il maligno contratto e vinto. San Michele tiene il braccio sollevato, nell’attimo sospeso prima di rinfoderare la spada. Un gesto di pace e di misericordia.

La peste del 590 a Roma e san Gregorio Magno
Gregorio Magno era subentrato nel settembre del 590 a Pelagio II, morto a causa della tremenda pestilenza arrivata dall’Egitto nell’anno precedente, la cosiddetta lues inguinaria che mieteva sempre più morti e sembrava non voler cessare.

Il Papa decise allora di organizzare a una litania settiforme, cioè una processione divisa in sette cortei alla quale parteciparono tutti gli ordini del clero e l’intera popolazione. Essi attraversarono così le vie della città, per portare a San Pietro l’immagine di Maria Salus populi Romani, conservata in Santa Maria Maggiore e dipinta dall’evangelista Luca.

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