domenica 19 novembre 2017

Giornata mondiale dei poveri

La Giornata mondiale dei poveri, che si celebra per la prima volta il 19 novembre, è stata istituita da Papa Francesco al termine del Giubileo della misericordia, nella lettera apostolica “Misericordia et misera”.


Una provocazione etica da sempre presente nella Chiesa


Clemente di Alessandria fu il primo in una sua omelia – Quale ricco si salverà? – ad affrontare questo rapporto non in termini ideologici, ma di fede. Povertà e ricchezza non sono entità valutabili moralmente, ma sono i ricchi e i poveri con la loro vita ad avere valenza morale. E usa parole fortissime contro i ricchi che, divenuti cristiani, nascondono i loro beni per non darli ai poveri. Li definisce “seme di Caino, discepolo del diavolo. Non ha il cuore di Dio, non ha la speranza di cose più grandi; è sterile, è secco; non è un tralcio della vigna celeste che vive in eterno”.
Clemente ha la convinzione evangelica che non è il povero “che ha ricevuto l’ordine di ricevere, bensì sei tu [il ricco] che hai avuto quello di dare”.
Basilio Magno critica una certa pietà distorta fatta di digiuni e sacrifici fini a se stessi e non rivolti al povero. Un pensiero che sembra ancora oggi molto attuale: “So di molti che digiunano, che recitano preghiere, che gemono e sospirano, che praticano ogni forma di pietà che non supponga spesa, ma che non sganciano un soldo per i bisognosi. A che servirà poi tutta questa pietà? Non per questo li si ammetterà nel regno dei cieli!”.
Ambrogio di Milano vedeva nell’aiuto al povero una vera opera di misericordia e di giustizia: “La misericordia è parte della giustizia. Questo significa che se tu, animato da misericordia, intendi dare ai poveri, ebbene, agendo così, non fai più di quanto non richieda la giustizia, secondo quanto dice la Scrittura: ‘Distribuì, diede ai poveri; la sua giustizia rimane per sempre’ (cfr. Sal 111,9)”.
Tommaso D’Aquino: “Cristo scelse per sé genitori poveri e tuttavia perfetti nella virtù, affinché nessuno si glori della sola nobiltà del sangue e delle ricchezze dei genitori. Condusse vita povera per insegnare a disprezzare le ricchezze. Visse in semplicità, senza ostentazione, allo scopo di tenere lontani gli uomini dalla disordinata brama degli onori. Sostenne la fatica, la fame, la sete e le afflizioni del corpo, affinché gli uomini proclivi alle voluttà e delicatezze, a motivo delle asprezze di questa vita, non si sottraessero all’esercizio della virtù”.

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