Continui a sfregarti le mani per eliminare ogni atomo di impurità. Cerchi una purezza impossibile sulla Terra, perché la Terra è terra: me lo ha ricordato mercoledì scorso il rito delle ceneri, polvere sono e polvere ritornerò. Allora ti guardi le mani che dai sempre per scontate, tranne quando ti rivelano a che cosa ti aggrappi per non affondare: ma io sono davvero solo polvere? Per gli antichi di puro c’era solo il vino non tagliato con acqua e il divino non tagliato col tempo, e quindi immortale: a noi mortali la vita «in purezza» non è data. Il tempo ci rende «sanamente impuri», in lotta continua contro la morte, e per questo fecondi e creativi nel costruire la vita. Un virus ci ha ricordato questa impurità, sgretolando le facciate di febbrili routine e mostrandoci le fondamenta su cui viviamo, perché è di fronte alla paura della morte che si vede, tra ridicolo e ferocia, chi siamo veramente. Le fondamenta di una società che si dice «progredita» appaiono incerte e siamo costretti a chiederci su cosa abbiamo costruito, in cosa abbiamo avuto fede e, magari, come ricostruire.
martedì 3 marzo 2020
mercoledì 26 febbraio 2020
Siamo la polvere che Dio ama
Forte il richiamo di Papa Francesco all'Aventino a togliere dal cuore l’ipocrisia e tutte le polveri di morte che sporcano il cuore e devastano il mondo. La Quaresima è tempo di grazia e guarigione, non bisogna cedere alla rassegnazione

Siamo polvere nell'universo, ma una polvere "preziosa", amata dal Padre e non dobbiamo cedere alla rassegnazione, piuttosto ricordarci che siamo al mondo per realizzare il sogno di Dio. Francesco apre la Quaresima con la processione penitenziale e il rito dell’imposizione delle Ceneri.
Non inceneriamo il sogno di Dio
Dal colle Aventino che domina Roma e schiude la vista alla bellezza intatta nonostante i secoli, il Papa incoraggia i fedeli a impiegare questo tempo liturgico per lasciarci riconciliare con Dio e vivere, finalmente, come "figli amati", "peccatori perdonati", "malati risanati". Nel cammino verso la Pasqua, spiega, possiamo infatti compiere due passaggi: quello che va dalla polvere alla vita e l’altro, più doloroso, che invece procede dalla vita alla polvere.
Nel primo è contenuta la speranza più grande, cioè che nonostante la paura, il male dilagante, la cattiveria e una progressiva scristianizzazione della società, Dio possa trasformare la nostra polvere in Gloria. La Quaresima non è il tempo per riversare sulla gente inutili moralismi, ma per riconoscere che le nostre misere ceneri sono amate da Dio. È tempo di grazia, per accogliere lo sguardo d’amore di Dio su di noi e, così guardati, cambiare vita. Siamo al mondo per camminare dalla cenere alla vita. Allora, non polverizziamo la speranza, non inceneriamo il sogno che Dio ha su di noi.
Da Vaticanews
sabato 22 febbraio 2020
I bambini fantasma di Aleppo
Migliaia di orfani e minori abbandonati, spesso figli di combattenti jihadisti, sono una conseguenza della guerra.
Ad Aleppo, il vescovo Abou Khazen dà vita a un progetto per aiutarli. Scuole chiuse, lezioni interrotte, il diritto all'istruzione negato. Le conseguenze della guerra in Siria segnano i bambini, quelli fuggiti con le famiglie e quelli rimasti chiusi nelle abitazioni per il pericolo dei cecchini e delle bombe.
Restano i traumi e i minori sono maggiormente vittime delle conseguenze che perdurano nel dopoguerra. Ma tra di essi vi è un gruppo ancora più vulnerabile: i bambini «fantasma», bambini nati durante le occupazioni e gli assedi da donne che sono state violentate, figli visti come vergogna. Persone abbandonate che, senza colpa, sono considerate un simbolo degli orrori. «Solo ad Aleppo sono circa duemila. È uno degli esiti di sette anni di guerra – racconta monsignor Georges Abou Khazen, vicario apostolico dei cattolici latini e francescano della Terra Santa –. Ma se fossero anche solo qualche centinaio… Vivono per strada o negli appartamenti semidistrutti». La maggior parte di essi ha un’età compresa fra quattro e sette anni, di loro non si conosce il padre o entrambi i genitori.
Aleppo, città industriale e commerciale della Siria, lacerata al suo interno da uno dei fronti più violenti della guerra, ha vissuto tra il 2012 e il 2016 lo scontro tra forze governative e ribelli. Migliaia di aleppini sono morti e centinaia di migliaia sono fuggiti dai quartieri distrutti.
Ad Aleppo, il vescovo Abou Khazen dà vita a un progetto per aiutarli. Scuole chiuse, lezioni interrotte, il diritto all'istruzione negato. Le conseguenze della guerra in Siria segnano i bambini, quelli fuggiti con le famiglie e quelli rimasti chiusi nelle abitazioni per il pericolo dei cecchini e delle bombe.
Restano i traumi e i minori sono maggiormente vittime delle conseguenze che perdurano nel dopoguerra. Ma tra di essi vi è un gruppo ancora più vulnerabile: i bambini «fantasma», bambini nati durante le occupazioni e gli assedi da donne che sono state violentate, figli visti come vergogna. Persone abbandonate che, senza colpa, sono considerate un simbolo degli orrori. «Solo ad Aleppo sono circa duemila. È uno degli esiti di sette anni di guerra – racconta monsignor Georges Abou Khazen, vicario apostolico dei cattolici latini e francescano della Terra Santa –. Ma se fossero anche solo qualche centinaio… Vivono per strada o negli appartamenti semidistrutti». La maggior parte di essi ha un’età compresa fra quattro e sette anni, di loro non si conosce il padre o entrambi i genitori.
Aleppo, città industriale e commerciale della Siria, lacerata al suo interno da uno dei fronti più violenti della guerra, ha vissuto tra il 2012 e il 2016 lo scontro tra forze governative e ribelli. Migliaia di aleppini sono morti e centinaia di migliaia sono fuggiti dai quartieri distrutti.
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mercoledì 19 febbraio 2020
L'amore secondo Capossela
L’amore, ne è convinto Vinicio Capossela, è un bestiario che imbestia le ore. Il suo è un universo musicale, un caleidoscopio narrativo, amoroso, orfico. Ci si perde nelle parole, ci si ritrova incastrati nel guazzabuglio delle rappresentazioni «bestiali» e si finisce per comprendere che le canzoni possono essere sempre nuove e sempre antiche.
Antiche lo sono perché traggono ispirazione da un testo del '200, il Bestiario d’amore del poeta Richard de Fornival, composizione che ricalca i bestiari medievali dove animali veri o fantastici rimandano a un simbolo, a un oltre, a una virtù per ritrovare la bontà esistenziale.
«Volevo evocare, attraverso la musica, più che con la canzone, ogni animale che è un enigma, che ha relazione con il sacro».
«Il bestiario d’amore di Richard de Fornival – racconta Capossela – supera i bestiari medievali e li trasforma in un’allegoria dell’amore, che non è oggettivamente misurabile. Il mio bestiario d’amore è un’opera composta da soli quattro brani di ambientazione trobadorica che conclude il viaggio dell’album Ballate per uomini e bestie per affrontare l’ultimo e il più grande dei misteri della natura umana: l’amore, la prima esperienza che rende consapevoli del nostro grado di finitezza. Non si basta più a sé stessi. L’amore appartiene al mondo della verità, più che della realtà».
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martedì 18 febbraio 2020
“Il volontariato non è buonismo”. Mattarella premia 32 italiani
Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha conferito, motu
proprio, trentadue onorificenze al Merito della Repubblica Italiana a
cittadine e cittadini che si sono distinti per atti di eroismo, per
l’impegno nella solidarietà, nel soccorso, nella cooperazione
internazionale, nella tutela dei minori, nella promozione della cultura e
della legalità, per le attività in favore della coesione sociale,
dell’integrazione, della ricerca e della tutela dell’ambiente.
Il presidente
della Repubblica ha consegnato al Quirinale le onorificenze agli
eroi-civili, cittadini che si sono distinti per atti di impegno civile o
di eroismo. “La solidarietà consente al Paese di crescere in tutti i
settori” ed è “la stessa Costituzione che indica i doveri inderogabili
di solidarietà”, ha detto Sergio Mattarella, che ha chiesto di smetterla
con le ironie sul buonismo.
“Leggo tavolta e ascolto alcune considerazioni piene d’ironia nei
confronti dei cosiddetti buoni sentimenti, mentre va ripetuto con garbo e
chiarezza che preoccuparsi del bene comune, preoccuparsi degli altri
non è un’espressione buonista da libro Cuore è piuttosto l’essere
consapevoli che la convivenza è questione comune”.
“La solidarietà che avete manifestato non è solo altruismo, ma è sentirsi parte di una comunità e questo rende i cittadini protagonisti e costruttori di una società. La spinta egoista va nella direzione dello star bene da soli. La solidarietà porta invece reciprocamente al bisogno dell’altro per condividere speranze e difficoltà per camminare insieme, come nella convivenza è indispensabile”.
“Perché la solidarietà consente al paese di crescere e progredire in tutti i settori. La nostra Costituzione all’articolo 2 appena dopo avere richiamato i diritti fondamentali di ciascuna persona, indica epressamente i doveri, inderogabili, di solidarietà, perché c’è un legame strettismo, inestricabile tra diritti e solidarietà. Questo è quello che la nostra Costituzione indica e che voi avete ben compreso e interpretato”.
Il Presidente Mattarella ha individuato, tra i tanti esempi presenti
nella società civile e nelle istituzioni, alcuni casi significativi di
impegno civile, di dedizione al bene comune e di testimonianza dei
valori repubblicani.
“La solidarietà che avete manifestato non è solo altruismo, ma è sentirsi parte di una comunità e questo rende i cittadini protagonisti e costruttori di una società. La spinta egoista va nella direzione dello star bene da soli. La solidarietà porta invece reciprocamente al bisogno dell’altro per condividere speranze e difficoltà per camminare insieme, come nella convivenza è indispensabile”.
“Perché la solidarietà consente al paese di crescere e progredire in tutti i settori. La nostra Costituzione all’articolo 2 appena dopo avere richiamato i diritti fondamentali di ciascuna persona, indica epressamente i doveri, inderogabili, di solidarietà, perché c’è un legame strettismo, inestricabile tra diritti e solidarietà. Questo è quello che la nostra Costituzione indica e che voi avete ben compreso e interpretato”.
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martedì 11 febbraio 2020
lunedì 10 febbraio 2020
Giorno del ricordo

Le foibe - vale la pena ricordarlo - indicano le cavità geologiche tipiche della Venezia Giulia in cui vennero occultate le vittime degli eccidi perpetrati dai partigiani jugoslavi durante e alla fine della seconda guerra mondiale. Pur non essendo dal punto di vista storico del tutto esatto - solo una parte delle vittime finì nelle foibe, molte altre persero la vita nei campi di prigionia - il termine evoca, anche simbolicamente, questa pagina oscura della nostra storia.
Strumentalizzare il Giorno del ricordo per affermare una fazione politica contro un'altra è un gioco sterile e ormai stanco. Operazione ben diversa è quella che si prefigge di tenere desta l'attenzione di un popolo sulla sua storia, conoscere i fatti, commemorare le vittime con quella pietas che spetta a chiunque abbia subìto una violenza o un'ingiustizia.
Da Famiglia Cristiana
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